martedì 11 giugno 2013

#Racconto3 - Io voglio, oggi come oggi, Essere.

Eravamo in autobus sedute l'una accanto all'altra già da un po'... Io guardavo dal finestrino  pensando al gran sonno e alla molta poca voglia che avevo di studiare appena arrivata a casa. Avevo un libro sulle gambe che tenevo distrattamente con una mano per evitare che scivolasse alla prima frenata: non ne ricordo nemmeno più il titolo.
Lei era sulla cinquantina, curata, con uno chignon ben fatto, un velo di trucco per niente evidente ma molto efficace, una giacca blu aperta a coprire le ampie spalle con una spilla d'oro molto elegante, una gonna che tradiva la forma abbondante dei fianchi. Sorridente, con voce dolce ma squillante e in un italiano senza inflessioni mi domandò di cosa trattasse il mio libro del quale, mi confessò, aveva sbirciato la copertina e le aveva intrigato il titolo. La domanda mi fece uscire dallo stato laconico in cui versavo da quando mi ero seduta e iniziammo a parlare.

Era una signora tarantina, colta e simpatica. Mi raccontò della sua passione per la lettura di ogni genere (io non le credetti, "non siamo adatti ad ogni genere") e di uno spettacolo teatrale che era andata a vedere con il figlio la sera precedente... In particolare volle soffermarsi su una frase del protagonista che l'aveva colpita: "c'è chi asserisce di Essere e chi È. Io voglio Essere."

<< La forza di quelle parole è stata tale per me da risultare quasi come una canzoncina che si è ormai stabilita della mia testa: "c'è chi asserisce di Essere e chi È. Io voglio Essere." 
Quando si è chiuso il sipario il pubblico ha applaudito con foga, ho visto tra i volti espressioni sorridenti e soddisfatte: "che parole!", "quanta verità!" sentivo dalla fila dietro. "Mah", ho pensato.
Ho pensato veramente a tutte quelle volte che i fatti non corrispondono alle parole: "... la via per l'inferno è lastricata di buone intenzioni". -disse con il dito indice alzato e ballerino.
Ci ho pensato quando tutti sono usciti e fuori dal teatro molti si sono fermati a commentare quelle ed altre meravigliose parole.
Effettivamente ce n'è di gente che asserisce di Essere un sacco di cose: esperto d'arte, di musica, di cucina, di design, di faidate, di attualità; asserisce magari di essere paziente, simpatico, affabile, per niente permaloso e ottimista; asserisce magari di essere comprensivo ma di essere un incompreso.

La verità - mi disse - è che siamo tutti attratti dalle scorciatoie e che oramai siamo tutti opinionisti. Eh già, come quelli dei programmi tv di bassa lega dove non si usa più invitare l'esperto ma l'opinionista. Per l'amor del cielo: viva chi ne possiede almeno una di opinione! Ma santo lo stesso cielo, ci si dimentica troppo spesso che l'opinione non è verità e che la verità andrebbe ricercata, con fatica, nelle parole come nei fatti!

Molti sono sofisti: è facile imparare una bella citazione colta o semplicemente intelligente... 
Asserire di essere e, quindi, Voler essere, è incredibilmente semplice... è come quando si chiede ad un bambino: "allora, cosa vuoi fare da grande?", ti risponderà il pompiere, il maestro, il dottore... Al bambino non starai a spiegare che la strada è lunga e difficile per Essere. Non spiegherai al bambino quante lacrime, quanta fatica, quante giornate impiegate a rincorrere un sogno o più semplicemente la meta ci vorranno/vorrebbero per arrivare a quella vita, a quei contenuti, a quel Sapere, a quella Consapevolezza. - si fermò un attimo, scosse la testa con espressione quasi sconsolata e un po' polemica.

Oggi come oggi è più facile avere delle opinioni che farsi delle opinioni. Oggi come oggi "fare" è un verbo in disuso. Noi non facciamo niente e non vogliamo fare niente, non vogliamo arrivare da nessuna parte e, se si, ci vogliamo arrivare non facendo niente. Oggi come oggi l'importante non è capire ciò che si legge, ciò che si vede o che che si sente; l'importante è leggere, vedere o sentire, tanto mi farò un'opinione o, tutt'al più me la farò dare o, tutt'al più, potrò dire di aver letto, visto, sentito anche se in realtà è come se non avessi letto, visto, sentito un bel niente. In realtà potrei anche non leggere, non vedere e non sentire che tanto oggi come oggi non serve... (Normale, poi, che gli Esperti ci trattano come un pubblico di ignoranti, a noi piace essere trattati così e ci comportiamo così: "eh, ma bisogna considerare che il pubblico potrebbe non sapere, meglio più semplice") - era diventata irritata e scocciata. Io annuivo timidamente. Aveva ragione.

Parlando su un'opera d'arte o su un fatto ci sentiamo tutti professori... ma lo siamo solo d'opinione e, spesso, non Sentiamo e non Sappiamo nemmeno ciò che diciamo. Oggi come oggi, insomma, non c'è Sapere e neppure coerenza. Se solo la gente si comportasse come recitano i versi cui tanto applaudono almeno l'opinione, se non sulla cultura, la darebbero sull'esperienza!.>>

Si alzò faticosamente, era arrivata alla sua fermata. Mi sorrise mentre prendeva la sua, all'apparenza, pesantissima borsa e concluse sconsolata: "il cervello è un muscolo e come tale va allenato, ma sarà che "oggi come oggi" (ed anche come ieri) non alleniamo più niente, nasciamo già imparati...! Scusami, quella che è finita per essere una maternale non era per te! Sei attenta e curiosa, si vede! Cerca sempre di Essere - strinse il pugno - che di gente normale e mediocre oggi come oggi ce n'è troppa!"
Tornai a casa, dovevo studiare.


          Alla mia professoressa di Italiano, che da liceale ho tanto temuto quanto ammirato.

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