mercoledì 27 agosto 2014

#Racconto 10 - Oggetti di (una) casa

- Ehi, ciao! Accomodati!

Aveva un sorriso luminoso. Non avevo messo piede in quella casa per anni ed il cuore mi batteva forte al pensiero che l'avrei rivista. Durante la strada avevo cercato di ricordare tutti i suoi angoli ma, banalmente, appena gli occhi dei miei ricordi si avvicinavano a qualcosa diventava tutto sfocato... Cosa c'era appeso a quella parete? E il tavolo quanto era grande? Di lato c'era spazio per passare dritti o bisognava girarsi di lato? E sul mobile che c'era? 
Avevo dormito molte notti, nel caldo torrido, in quella stanza all'ingresso, eppure era tutto nebbioso. Era come guardare nella mia mente un quadro impressionista: da lontano era chiaro e ben delineato... Da vicino solo macchie di colore.

- Accomodati, accomodati!

Mi trattava come un'ospite. Era un po' imbarazzata, faticava a voltarmi le spalle, faceva molti passi all'indietro e teneva la mano tesa verso il divano, come se anche questa mi invitasse a sedermi...
Onestamente non volevo sedermi, avrei voluto guardarmi intorno.
Quando la porta si era aperta la casa mi avevo gettato negli occhi una luce particolare. 

- Allora... Come stai?
- Emh... Tutto bene, grazie... E tu? Cosa racconti?

Cominciò a parlare ma io non riuscivo a sentirla... Nè a guardarla. Il suo imbarazzo mi imbarazzava... così colsi l'occasione dei nostri occhi e dei nostri sorrisi sfuggenti per guardare un po' in giro. Sembrava tutto diverso. Ora tutto acquisiva forma, spessore e grandezza eppure tutto mi sembrava sproporzionato. Nella mia testa era diverso.
Guardando meglio riconobbi certi oggetti nelle loro perenni postazioni e mi vennero in mente tanti ricordi... Per un momento mi soffocarono.
Tossii.

- Tutto bene?
- Si, si, saliva di traverso, scusa. Dicevi?

Sentivo gli occhi inumidirsi quando vidi l'elefante in gesso colorato che prendemmo insieme in quel viaggio non ricordo precisamente dove... A lei piaceva tanto ed io insistetti perchè lo prendessimo, benchè io lo odiassi, il prezzo fosse troppo alto e non avessimo idea di dove metterlo. Ma lei sapeva sempre dove piazzare i suoi oggetti e così era rimasto lì, sotto lo scrittoio e sopra quel tappetino quadrato. Fu così che mi accorsi anche dello scrittoio... Quante discussioni su quel dannato pezzo di legno! Io volevo che fosse "mio", utile e funzionale ai miei scopi, lei che fosse bello e che si adattasse allo stile che voleva imprimere alla casa. Vincemmo in due ma finimmo comunque per comprarlo con insoddisfazione. 

Mi offrì una bicchiere di qualcosa e continuammo a parlare. Io continuavo a guardare e a ricordare. 
Il tavolo da pranzo, le sedie, la finestra... Quanti ricordi. Quante cose erano successe in quella stanza e in quanti momenti della mia vita. Si accavallavano. Quante volte mi ritrovai a fissare quegli oggetti, distrattamente, con la mente persa in questioni. Quante questioni li riguardavano, poi, quegli oggetti.

Ricordo altre persone che si aggiravano fra quelle cose ed io... Io non ero ancora come loro, non ero "un ospite". 
Quello specchio, di fianco al divano mi scrutava, mi sentivo osservare dal mio stesso riflesso... Cosa guardi? Che domande mi fai? Ora non posso rispondere, ora sarebbe inutile.
Anche quello specchio aveva la sua storia. Benchè sfocata, ricordavo varie scene che lo riguardavano, scorrevano veloci nella mia mente... 

Posai lo sguardo su dei vasi di fine porcellana. Quelli no, non c'erano. Chissà che storia avevano, alla quale io non avevo partecipato, io non ne avevo fatto e non ne farò parte. E lo stesso per il fermalibri e per quel brucia-essenze... Mi guardavano per la prima volta, ignoravano me, la mia storia e cosa li guardassi a fare, lì, quel pomeriggio. O forse lo sapevano... Forse avevano assistito a conversazioni su di me, avevano visto e sentito cose che io non potevo immaginare. O forse sì.

Riconobbi tipici regali, cose che lei non avrebbe preso per sè, vidi riflessi in quei materiali i visi delle persone che li acquistarono con l'intento di rivederli in quella casa, in quella stanza. Alcuni regali appartenevano anche alla mia storia. Ad esempio quella penna blu nel portapenne sullo scrittoio... Quella era mia. Era un regalo non ricordo più per quale compleanno... 

Scorrevano quelle forme, i miei occhi, ed era come se scorressero le immagini di un film che avevo visto mille volte... Ma mille anni fa. 

-è stato un piacere venirti a trovare...
- Anche per me è stato un piacere. A presto.
- A presto.

Quando tornai, tutto ebbe un altro significato, ancora diverso da quello che ebbe quel giorno e da quello con cui tutto cominciò, più di mille anni prima.

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