mercoledì 19 febbraio 2014

#Racconto 7 - Il teatro della pazzia

Sono un'emotiva io. Non so stare da sola, mi faccio prendere da qualsiasi tipo di emozione possibile, sono un fascio di nervi e nient'altro. 

Muscoli? Organi? Niente. Solo nervi. Sono capace di pensare ad una cosa per ore ed ore intere e non darmi pace... di cercare nella mia mente un modo per sfogarmi: uscire, dormire, camminare per casa, palestra, urla al telefono contro la mia preda o un povero mal capitato. 

Non so reggere le cose. Non so reggere niente in realtà....
Nessuna tensione... tutto mi affonda, mi sommerge, mi fagocita... e poi la convinzione di non poterne uscire se non facendo qualcosa. Levigando con le braccia... non l'assenza, come dice Ferro, ma la presenza di cose che mi mettono ansia. Ma tutto mi mette ansia! I miei rapporti, ogni mio rapporto; la mia vita, passata, presente e futura; il mio essere in confronto al mondo, i miei impegni, la mia filosofia... Un caos infinito. Un giungla dalla quale, più spesso di quanto si possa immaginare, non riesco ad uscire. 

I dubbi mi assalgono e la rabbia... Oh, la rabbia... 
La tensione, l'ansia si trasforma prima in rabbia e poi in disperazione. Per ogni cosa è un parto e un lutto. 
Ho bisogno di vedere la strada, chiaramente e precisamente, ma non la vedo mai. 

Poi c'è la parte difficile, quella di chi mi sta a sentire: distrutta, disperata, in agonia su ogni cosa, non riescono mai a ribaltare la situazione. è la più grande sfida. Costruisco così bene il mio castello di dolore che espugnarlo diventa un'impresa titanica ed abbatterlo impossibile. Mi arrabbio se provano ad ignorarmi o a minimizzare... Divento un fiume in piena di parole... Bla bla bla bla bla bla... Il primo segnale. Quando dico tante cose, anche senza importanza, magari simpaticamente... Ma tante, velocemente, una dietro l'altra... tan tan tan tan tan! 
Stordisco quello che sta diventando il mio nemico... e... se l'interlocutore non capisce mi innervosisco... Monta la rabbia... Poi cresce, mi infiamma. La rabbia diventa ingestibile, vado fuori di me... E urlo... Grido! GRIDO. 


Il tempo mi rapisce e mi tortura... 
Nella mia immobilità non riesco a uscire dal tunnel di terrore che mi sovrasta e mi fa arrabbiare e mi fa dolorosamente perdere... Potrei stare stesa sotto le coperte giorni pensando solo al fatto che non posso uscire! 
Non posso, non è che non voglia. Io vorrei fare tante cose... Ma le mie reazioni al mondo sono così drammatiche... Non ci riesco. 

Oh, com'ero bella una volta... Quando dovevo gestire per forza le cose e non avevo ancora imparato a scappare...! Bei tempi... "Stoica" mi chiamavano.
Ora no... Ora via, lontano, ma tu devi seguirmi, altrimenti torno e ti dico quanto male mi fai a lasciarmi sola! Io non posso stare sola... NO. Sola no... Non ce la faccio. 
So cosa dovrei fare... è tutto scritto, tutto pronto... Ma andrà tutto male! Non so gestirlo... Via! Sto male, soffoco... Via... Ma non da sola! 

Non se ne esce.

Quadri di Margarita Georgiadis






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